Cosa, di un suo dipinto, mette meglio a fuoco la sua personalità?
Da quando sto realizzando la nuova serie “ingranaggi mentali racchiusi in scatole di cartone”. La scatola di cartone è il nostro io, è la nostra mente intrappolata: però la scatola di cartone è fragile… Per qualche istante posso uscirne e vedere il Bello, assaporare le cose che vorrei, le cose che ho perso per sempre. Ritorno in questa scatola, vecchia, antica, ma sicura, forse per me un rifugio. Mi piace veder nascere le cose, sono vivo quando vedo nascere una cosa mia, del tutto mia, riesco ad esprimere la mia malinconia raffigurando sempre qualcosa che rappresenti la morte, i miei quadri sono parte di me, coinvolgo i miei pensieri inserendo nelle tele oggetti oscuri e oggetti che emettono fasci di luce, descrivendo così i miei stati d’animo.
Quali messaggi è possibile leggervi?
Nei miei lavori amo dipingere la libertà del mio pensiero, riuscendo a dipingere senza costrinzioni, senza regole, sentendomi libero da qualsiasi condizione.
I suoi colori esprimono anche stati d’animo?
Propendo per i colori pastello, perché dipingendo le mie opere malinconiche, tendo ad usare colori accesi per ravvivarli ma soprattutto ravvivarmi.
Amo il blu e il giallo in tutte le sfumature, ricordando il grande Van Gogh che mi ha dato l’ispirazione. Con queste tonalità riesco ad essere me stesso, malinconia timore e paura è quello che voglio far provare a chi guarda le mie opere
Quella di Domizio Cassella è un’esperienza creativa capace di trovare armonioso equilibrio tra esigenza estetica e fine narrativo. L’operato su maiolica dell’artista dona metafisiche visioni capaci di concretizzarsi in un’attenta esamina sulla caducità dell’esistenza, il tutto coadiuvato da una verve poetica profonda ed emozionante.
Ci troviamo dinnanzi a dei racconti cromatici nei quali l’elemento uomo viene stravolto, rappresentato in tutta la sua complessa fragilità. L’imbastitura cromatica di questi lavori risulta ben orchestrata grazie a una declinazione tonale soave.
Domizio Cassella nasce a Montreux (Svizzera) il 18 dicembre 1985. A otto anni si trasferisce con la famiglia a Cusano Mutri (BN) dove vive e lavora tuttora. A dodici anni scopre la passione per la pittura. Dopo medie frequenta l’Istituto d’Arte di Cerreto Sannita, dove comincia ad approcciarsi alla ceramica (maiolica): arte che lo accompagnerà per gli anni a seguire. A sedici anni, durante un’esposizione di pittura a San Salvatore Telesino (BN), viene notato dal pittore contemporaneo “Massimo Rao”, che lo stimola ad approfondire e maturare l’interesse per quest’arte.
Successivamente partecipa a varie rassegne di ceramica tra cui la “Rassegna di ceramica Cerretese”.
Nel 2018, formato dall’esperienza della ceramica, inizia a produrre la collezione “Sacro e Profano”: una serie di acquasantiere con forme e decorazioni tradizionali dal forte valore liturgico-religioso, associate ad alcuni grandi artisti protagonisti della storia della musica contemporanea. Il messaggio delle opere appare provocatorio, ma lontano da pregiudizi, le due entità, quella sacra e quella profana, finiscono così non per dissociarsi, ma per uniformarsi nella realizzazione di opere uniche nel loro genere.
Nello stesso periodo, comincia a lavorare alla realizzazione della raccolta di opere su ceramica dal titolo “Ingranaggi mentali racchiusi in scatole di cartone”: opere dal sapore surrealista con le quali, l’artista, abbandona i canoni della pittura classica per addentrarsi in un universo personale e sperimentale. Con una di queste opere viene selezionato e partecipa al “Premio Internazionale Leonardo Da Vinci”, tenutosi a Firenze il 26 settembre 2020 a Palazzo Ximenes.