Tropical life, 2020, acrilico su tela, cm 150x 100 copia

Le opere di Cinzia Inglese appaiono ricche di declinazioni espressive diverse, che però sono strettamente legate tra loro dalla coerenza del pensiero creativo e delle scelte formali.

L’artista Inglese è sempre attenta alla comunicazione visiva attraverso il gesto pittorico. La sua pittura è realizzata con alcuni tocchi creativi che donano alla tela un effetto cromatico di grande impatto espressivo, utilizzando materiale di recupero, sabbia e gesso.

I dipinti di Cinzia Inglese sono pura poesia, capaci di dare emozioni vere allo spettatore che rimane come sospeso tra sogno e realtà.

Quello dell’artista salentina è un cromatismo spesso di rinascita “un punto zero” da cui parte l’inizio di un nuovo cammino, dando spazio alla forza e al colore del pensiero umano, dove emergono oggetti semplici, ma che ancora incantano e che l’artista riesce a farci amare.

Sonia Di Pasquale

BIOGRAPHY

Di origini salentine (nasce a Casarano nel 1973), pittrice, performer di pizzica e studiosa delle sue origini, radicate in un rapporto oscuro e primordiale con la vita e con le forze più misteriose della natura umana.

Come con il mito di Aracne, la fanciulla che sfidò Atena nell’arte della tessitura e che per la sua impudenza venne trasformata dalla dea in un ragno, condannata a tessere le sue bellissime tele per l’eternità, così da sempre abita in lei la necessità di tessere colori su tela.

Oscilla costantemente tra il desiderio di vivere realtà diverse e l’urgenza di tornare alle sue radici, nell’antica casa dei nonni in cui, tra vigneti e uliveti correva a piedi nudi nella terra rossa e sulla scogliera selvaggia del litorale ionico, con il mare che il vento faceva muovere al ritmo della dolce malinconia.

Vive a Bari, Bologna, Milano, Saronno, approdando negli ultimi anni a Reggio Emilia, viaggia in diversi continenti immergendosi nella realtà dei posti visitati, con una vista sempre proiettata verso il nuovo da un lato ed il ritorno costante e necessario alla sua terra dall’altro, quella “terra del rimorso” di De Martino che pervade ogni aspetto del suo linguaggio.

La sua carriera artistica nasce dal figurativo, con l’impiego delle tecniche di pittura ad olio ed acquerelli e viene vissuta per molti anni come una ricerca intimistica e privata, che la porta poi progressivamente all’acrilico ed all’impiego di sabbia, pietre, gesso, colle, carta, materiali di recupero ed oggetti utilizzati prima nel loro impiego ordinario e poi dando una vita simbolicamente nuova e permanente, infine resina e pigmenti.

Solo di recente decide di condividere la sua arte, rappresentativa talvolta di questo altrove, talvolta di una riflessione intimistica e sognante o ancora fortemente simbolica, in cui si ritrova la sensibilità per i grandi temi ambientali, il ricordo di un grande viaggio, la riflessione di un momento.

INTERVISTA

Se dovessi descrivere te stesso, cosa diresti?

Mi descriverei con il colore che amo di più, il blu, il colore del cielo e dell’acqua, che rappresenta la positività, la fiducia, ma anche lo spazio infinito e la conoscenza, elementi a cui mi ispiro.

Quando hai cominciato a percepire te stessa come artista?

Non ho il ricordo preciso di un momento, ma se l’arte è conoscenza e crescita, allora penso che l’arte sia nata con me, sia stata dentro di me da subito, da sempre. Da piccola avevo una grande curiosità per le diverse forme di espressione, dalla danza alla musica, dalla scrittura al disegno. Restavo affascinata dalla natura della mia Puglia, per la sua esplosione di colori e atmosfere, avevo sempre con me un foglio su cui scarabocchiare pensieri. A 6 anni un mio disegno di donna con un enorme cappello rosso viene molto apprezzato e probabilmente questo lascia dentro di me un piccolo segno…

Poi la scelta necessaria e voluta di un percorso di studi impegnativo e concreto, ma distante dal mondo dell’arte, ed una crescita che mi porta alla realizzazione personale e professionale.

L’arte continua ad essere lì, l’arte diventa come vivo e vedo il mondo attraverso i tanti viaggi ed i ritorni, è l’introspezione che trasporta i miei pensieri verso i limiti più lontani, è la pizzica salentina che mi tiene al centro della terra.

E arriva “Il piatto di pesche” di Ambrogio Figino, che cambia tutto: è il primo lavoro ad olio che ho realizzato in una bottega d’arte, ormai tanti anni fa, e che riesce a dare un nuovo valore alla  memoria, perché nel mio bagaglio c’era qualcosa che avevo custodito per tanto tempo e che fortunatamente o per ostinazione non avevo mai perso, il desiderio di dipingere.

Così sono partita per un nuovo viaggio, che dalla pittura ad olio, dal figurativo, dall’acquerello mi ha portato a sviluppare una visione sempre più personale della rappresentazione, attraverso l’impiego di acrilici, resine, pigmenti, oggetti, sempre funzionali alle personali suggestioni che intendo liberamente evocare nella mia memoria ed esprimere nelle mie opere.

Ad esempio nella linea Garbage (selezione premio Vittorio Sgarbi 2021) ho impiegato alcuni oggetti utilizzati nella mia vita quotidiana accanto ad altri che per me hanno un valore legato a momenti importanti, il tutto integrato nel pensiero evocativo ed universale della necessità di curare la ns. Terra.

Dopo anni in cui ho vissuto questa mia passione in modo privato ho deciso, infatti, solo qualche mese fa, di cominciare a far conoscere le mie opere.

Cosa provi mentre crei? E cosa vuoi trasmettere?

Parto sempre da un’ispirazione, che a volte è frutto di una improvvisa intuizione, più spesso di un momento di intima riflessione, attraverso un percorso lungo e complesso.

La tela bianca rappresenta per me sempre una rinascita, un “punto zero” da cui parto con energia e consapevole delle infinite possibilità, per questo la prima pennellata è come l’inizio di un nuovo cammino, in cui mi immergo con il desiderio della scoperta.

Così per me è Fluid mind: lenta e fluida, nel suo moto apparentemente perpetuo, si espande senza regole, travalica i confini e sfugge al controllo, la mente percorre la sua strada, cerca luoghi inesplorati, tra finte certezze e reali ispirazioni.

Con le mie opere cerco di dare spazio alla forza ed al colore del pensiero umano nelle sue varie forme, vorrei suscitare in chi guarda una riflessione sul nostro tempo, sulla bellezza, sull’amore per la Terra che rappresenta il filo sottile e luminoso che unisce molte mie opere.

La Terra del nostro passato ed il valore della memoria che è preziosa e non può essere cancellata, delle nostre radici e dei colori, la terra dei viaggi in luoghi lontani che ci permette di scoprire la ricchezza della diversità, quell’altrove della mente che ci attrae verso l’inesplorato ma sempre ci riporta alla nostra essenza.

Così l’opera Carnival is back, con cui sarò presente al Premio Internazionale Michelangelo, rappresenta, in questo momento così complicato, l’auspicio di un ritorno alla vita nei suoi colori più vivi.

Quale è il tuo sogno o aspirazione?

Come accennato, solo di recente ho deciso di condividere e far conoscere le mie opere, mi piacerebbe proseguire questo percorso.

Vorrei imprimere su tela ciò che ancora non ho visto continuando, come in un’iterazione infinita, a sperimentare e realizzare forme nuove, anche attraverso l’utilizzo di tecniche diverse e la scelta di materiali inusuali.

Carnival is back, acrilico, pietre, sabbia colla e glitter, cm 100×120

 

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