di Sandro Serradifalco Le opere di Mimora parlano di un’artista eclettica, legata ad una rappresentazione ermetica delle tematiche trattate, ma anche sperimentatrice instancabile di tecniche e linguaggi differenti e di nuove soluzioni stilistiche. La sua narrazione cela forti trasporti emotivi riversando il tutto in uno scorcio paesaggistico di grande resa visiva per il gusto impressionistico che l’artista vi imprime, avvalendosi di pigmenti declinati in decise sfumature, colate materiche e marcature segniche. ll colore definisce lo spazio e distribuisce la luce tramite pennellate rapide, bagliori disseminati nella composizione in un susseguirsi ritmico di crescente intensità. Gli scenari dai contorni abbozzati sono ritratti in una coreografia di posture danzanti, stagliandosi su un sfondo che si propone come un vibrante labirinto segnico. Mimora sa tradurre il colore in energia, riversando la propria emotività sullo spazio pittorico con intensa poeticità.

Barbara Micari, in arte MIMORA, nasce a Brescia il 27/02/1978 dove tutt’ora vive. Ha conseguito il Diploma di Laurea all’Accademia di Belle Arti ‘’G.B.Cignaroli ‘’ di Verona, con una tesi in anatomia Artistica sulle malformazioni fisiche. Innamorata dell’arte in ogni sua forma, coltiva varie passioni tra cui la fotografia. Da sempre appassionata al mondo del vecchio circo e alla parte speciale di umanità che lo contraddistingue, verso il quale l’artista nutre un profondo autentico interesse e trasporto. Le opere rappresentano quasi sempre Freaks: è il mondo dei reietti, degli incompresi, inclusi nel nostro mondo normale perché diversi nella loro fisicità. L’approccio ermetico di Mimora a questa tematica non è reso evidente nemmeno nelle sue opere, per il preciso intento di non strumentalizzare e di rendere difficilmente accessibile all’interpretazione del pubblico più distratto i personaggi di questo suo interesse. Per l’artista i soggetti delle opere sono depositari di qualità e profonda bellezza non facilmente visibile e comprensibile nella moderna società, che fa del bello estetico, del bello apparente forse l’unica cosa che importa nel momento in cui si deve giudicare un individuo in un mondo di presunta normalità massificata. Normalità, che per essere definita tale, necessita del suo contrapposto. I dipinti si presentano con pennellate fluide, colori strutturati che trasmettono quell’alchimia antica del bene e del male. Le opere hanno un divenire consequenziale tra l’astratto e il concreto e pongono questa ricerca dell’artista in un percorso legato solo alle percezioni, al di là del tempo.

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