C’è una pittura che non urla, che non impone, ma accarezza. Che non vuole spiegare, ma evocare. La pittura di Laura Fasano è così: una voce gentile che ci guida in territori dove la memoria, la bellezza e il silenzio dialogano in armonia. Nata a Torino, ma cittadina del mondo, Fasano ha fatto dell’arte la sua casa e della ricerca pittorica il suo viaggio più autentico.

Nei suoi dipinti il tempo si fa fluido, e la materia si dissolve in atmosfere sospese. Osservando le sue opere, si ha la sensazione di trovarsi al cospetto di un sogno appena sfiorato o di un ricordo che si sta dissolvendo nella nebbia. Non c’è urgenza narrativa, ma piuttosto un invito a rallentare, a respirare, a sentire. L’acqua, elemento ricorrente nei suoi lavori, è metafora potente di questa fluidità: specchio, passaggio, riflesso dell’anima.

Le immagini parlano da sole. In una, un paesaggio attraversato da arcate antiche e riflessi cangianti si fonde con il cielo, suggerendo un mondo che esiste solo nella memoria o nell’immaginazione. In un’altra, la solennità di una figura classica – colta di spalle, come assorta – si staglia in un interno architettonico che ricorda un tempio o un teatro del tempo. È l’eco della classicità, che Laura non copia, ma trasforma in presenza simbolica.

Il percorso dell’artista è fatto di incontri e contaminazioni: dall’Argentina di Viviana Zargon, che le ha trasmesso il respiro di una creatività tutta al femminile, alla ceramica americana di Philadelphia, fino alla Roma rinascimentale, dove ha approfondito la pittura guidata da Luigina Castellana. Ogni tappa ha lasciato un segno, ma senza mai distogliere Laura dal suo centro: una poetica visiva profondamente personale.

Nel 2017, la sua prima personale “Versi sciolti. Poesia di immagini” ha segnato l’inizio di un percorso espositivo che è anche dichiarazione d’intenti: ogni opera è, infatti, un verso libero, un frammento lirico che si muove tra luce e ombra, tra velature e pieni cromatici.

Fasano lavora con diversi materiali – acrilico, ceramica, acquerello – ma non è la tecnica a guidarla, quanto piuttosto una urgenza interiore. I suoi giardini nascosti, le statue solitarie, le architetture in dissolvenza sono visioni intime, momenti di contemplazione che sembrano emergere da uno spazio dell’anima. Pittura come diario silenzioso, come sguardo verso un altrove che ci appartiene.

Laura Fasano non costruisce mondi perfetti: li suggerisce. E nel farlo ci ricorda che anche l’incertezza, la trasparenza, il non detto, possono essere forme di bellezza.

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