La strada, quella impolverata e piena di vita di Palermo, che diventa un enorme palcoscenico, i muri e le crepe su di essi come tele sulle quali riversare la propria esigenza di comunicare al mondo.

Enzo Romano ha vissuto così, clochard per scelta, artista per vocazione.

Palermitano, di estrazione borghese, dopo la laurea in legge la “frattura”: si allontana dalla serenità e dalla stabilità dell’ambiente familiare e decide di vivere per strada, di vagabondare in tutta Europa, privilegiando alcune mete tra cui Roma, la Germania e la sua Palermo, dove muore, nel 2021, all’età di 83 anni.

Enzo – o meglio “lo zio Enzo” come veniva chiamato da molti – della street art, affermatasi come una delle forme di espressione artistica più vibranti e innovative del nostro tempo, non sa nulla. Lui disegna e basta, con i suoi pennelli indelebili, molte scritte, qualche figura  ma sempre quel tratto distinguibile.

Il segno come forza espressiva primordiale, che si fa vita, diventa storia, carne, il segno che racconta nomi e volti, rabbia ma anche elaborazione di bellezza e ricerca di una bellezza difficile da scovare tra le pieghe di una città come Palermo, così accogliente ma al tempo stesso capace di esserti nemica.

Visioni più che disegni, un tratto infantile ma profondo come di chi tocca gli abissi della psiche umana perché vive una condizione di forte disagio psichico: questa è l’arte di Enzo Romano.

Sicuramente atto di ribellione contro una società incapace di accogliere il diverso, rivendicazione di uno spazio urbano precluso a molti: Enzo, tra i palazzi della Palermo bene, tra le case dei quartieri residenziali del centro,  esprime se stesso e quella ribellione.

Dietro la sua scritta più iconica “B.R. Ammazzate” non si è mai capito esattamente – oltre il chiaro riferimento di matrice politica – cosa ci fosse.

Ma interessanti e al tempo stesso criptiche, anche le figure e i volti a cui Enzo associa un prezzo: targhette con il valore in euro, come a volere forse ricordare una certa vocazione alla corruzione dell’animo umano.

Chi lo ha conosciuto lo racconta come un uomo di discreta cultura davanti al quale avevi la netta sensazione di trovarti davanti a uno più sveglio di te. Palermo non è New York o Parigi e Enzo Romano non è Haring, Basquiat o Bansky: ciononostante questa storia e l’artista che lo vede protagonista ci restituiscono con  grande forza la potenza espressiva di un’arte che coincide con la vita, con le scelte più radicali della stessa, e da questo punto di vista l’arte di Enzo non è da meno dei grandi artisti urbani che lo hanno preceduto.

Enzo ha lasciato centinaia e centinaia, forse migliaia, di tracce sui muri di Roma, Palermo e di altre città europee, tutti segnali che meritano di essere scoperti e decifrati, un universo fatto di segni, lettere, numeri capaci di arricchire il tessuto culturale delle città e trasformare il paesaggio urbano.

Tracce che mantengono vive l’autenticità di chi le ha concepite senza tradire quello spirito ribelle che le rende così uniche.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here