C’è un’arte che non si limita a rappresentare, ma che accompagna, abbraccia, guarisce. È l’arte di chi ha trasformato il proprio percorso di vita in una pratica quotidiana di bellezza e consapevolezza. Questo è il caso di Sara Fruet, artista poliedrica nata a Lecco nel 1974, il cui universo creativo affonda le radici tanto nella formazione scientifica quanto nell’intuizione spirituale. Medico chirurgo, operatrice olistica, stilista e pittrice, Fruet incarna una figura rara nel panorama contemporaneo: quella dell’artista-guaritrice, per la quale il gesto pittorico è anche gesto terapeutico, il colore un linguaggio dell’anima, la figura un simbolo di relazione.
Le sue opere rivelano immediatamente una cifra stilistica distintiva: un uso vibrante del colore, che diventa strumento narrativo ed emotivo, e una composizione dove il confine tra essere umano e animale si dissolve. Non si tratta solo di ritratti, ma di vere e proprie “presenze”, in cui ogni volto – spesso a occhi chiusi, assorto – sembra rispecchiarsi nell’altro, che sia un cavallo, un lupo, un gatto. La compenetrazione tra i soggetti suggerisce una comunione profonda, un senso di appartenenza che va oltre la superficie visibile: è la testimonianza pittorica di un dialogo interiore che coinvolge natura, memoria, spiritualità. Ma il tratto più sorprendente è la capacità dell’artista di fondere tecnica e visione in una dimensione intima e simbolica. Che si tratti di olio, pastello o gouache, ogni opera vive di stratificazioni emotive. Le texture morbide, talvolta impreziosite da inserti di collage o quilling, raccontano un mondo fatto di cura e dedizione. Il frammento diventa così un elemento di ricostruzione affettiva, un gesto d’amore che sutura le lacerazioni della coscienza e restituisce interezza.
Lo stile pittorico di Sara Fruet è il riflesso autentico della sua visione olistica della vita: tutto è interconnesso, nulla è rigido o separato, ogni forma è il risultato di una relazione. Questa concezione si traduce visivamente in una pittura fluida, atmosferica, dove i contorni si fanno porosi e le campiture cromatiche si amalgamano in un unico respiro visivo.
Una delle peculiarità più riconoscibili dell’artista è l’uso della fusione tonale, che va oltre la sfumatura accademica: si tratta di uno scioglimento poetico della forma. Volti e corpi sembrano emergere lentamente dalla superficie pittorica, come evocazioni, come apparizioni dell’invisibile. Il gesto è morbido, costruito con pennellate ampie e velature sovrapposte che danno profondità e calore senza mai irrigidire l’immagine. Fruet non costruisce con il disegno, ma modella con la luce-colore.
La palette cromatica è una delle chiavi della sua poetica: calda, emotiva, spirituale. I toni aranciati, rosa, rossi – spesso associati al femminile e al cuore – dominano, ma vengono bilanciati da blu profondi, violetti, verdi silenziosi. È una tavolozza empatica, pensata per trasmettere stati interiori piuttosto che descrivere fedelmente la realtà. In alcuni lavori, il colore assume una funzione quasi sinestesica: lo si sente vibrare, odorare, respirare.
Anche sul piano compositivo si nota una scelta di equilibrio e simbiosi. Le figure umane sono quasi sempre affiancate da un animale, disposto con naturalezza al loro fianco, mai in posa, ma in ascolto, in un rapporto paritario e silenzioso. La prospettiva è ravvicinata, intima, come se lo spettatore fosse chiamato a condividere quella complicità. Spesso i personaggi hanno gli occhi chiusi, come in uno stato di meditazione o di sogno. L’azione è assente, il tempo sospeso.
L’impiego di tecniche miste, come il collage e il quilling, introduce un ulteriore livello di lettura: rottura e ricomposizione visiva, testimonianza di un’anima che raccoglie e rielabora, come in un rituale. Questi elementi, mai fini a sé stessi, arricchiscono il linguaggio pittorico con richiami tattili e simbolici. Il frammento incollato può essere letto come memoria ricostruita, la decorazione come narrazione silenziosa.
Nel suo insieme, lo stile di Sara Fruet si colloca fuori da categorie rigide: non è figurazione accademica, né pura astrazione emozionale. È un realismo spirituale, dove il reale viene trasceso senza essere negato. La tecnica è colta, controllata, ma mai fredda; la superficie della tela diventa luogo di dialogo tra corpo e anima, forma ed essenza, silenzio e racconto.
Questo stile si nutre di un percorso biografico raro e profondo. Dopo il diploma con lode al Liceo Artistico di Lecco e una laurea in Medicina e Chirurgia conseguita brillantemente, Fruet esplora ambiti di frontiera: biodinamica craniosacrale, sistema polivagale, immersione forestale. Eppure, l’arte rimane il centro pulsante. Frequenta per anni la scuola del Maestro Massimo Bollani, si diploma in stilismo all’Istituto Secoli, espone in Italia e all’estero, riceve premi come il Leone d’Oro per le Arti Visive e il Master of Art Caravaggio. Nel 2022 fonda MaPremKeliArte, dedicandosi anche all’insegnamento artistico.
In Brianza, dove vive e lavora, dipinge quotidianamente in ascolto del paesaggio, degli animali, dell’essere umano. Le sue opere sono atti di connessione: tra la materia e lo spirito, tra l’invisibile e il visibile, tra il sé e l’altro.
Sara Fruet non dipinge solo immagini, ma relazioni. Le sue opere ci ricordano che ogni sguardo contiene un racconto, ogni gesto un’intenzione, ogni colore una possibilità di rinascita. In un tempo che ha bisogno di profondità e gentilezza, la sua pittura è un invito a tornare a sentire. A guardare, e a guardarci, con occhi nuovi.