Dotato di una sensibilità indiscutibile il maestro Scuderi, si propone come un professionista eclettico, arguto, interessato alla scoperta di nuove frontiere nella lavorazione dei materiali non convenzionali  per uno sculture, anche grazie alla sua passione per l’elettrotecnica coadiuvata da uno smisurato interesse per la cura dell’animo umano merito della sua formazione di medico, che lo conducono inevitabilmente alla creazione di sculture in fil di ferro, rame, stagno, singolari e quasi dotate di vita propria.

Maestro come si è avvicinato al mondo artistico ed in particolar modo alla scelta di materiali quasi inusuali per la scultura come lo stagno e fili metallici?
Ho sempre avuto la passione per la scultura. Da piccolo creavo figure con il pongo. Credo che sia importante per un ragazzo scoprire il proprio talento e su quello costruire il proprio futuro ma non è sempre così. I miei genitori volevano che io studiassi medicina.
Un giorno ho scritto alla “Scuola radio-elettra di Torino” per ricevere per corrispondenza i pezzi per costruire un giradischi stereofonico. Dovevo anche montare con saldatore elettrico e stagno i transistor e da lì mi venne l’idea di utilizzare il fil di ferro come una sorta di scheletro per poi utilizzare il saldatore elettrico per modellare figure con lo stagno-piombo. Così da autodidatta mi sono inventato una tecnica per creare sculture.
Mi sono laureato in medicina ma dentro di me avevo sempre la passione e la voglia di creare sculture ma ho sempre rimandato. Solo da dodici anni circa ho deciso di dedicarmi con più continuità all’arte.

Avevo perso la testa, terra cotta, filo di ferro zincato,stagno-piombo saldato, cm 25xh50

Una sua ultima personale ci riconduce all’arte terapeutica cosa intende?
Da medico posso dire che ho sempre cercato di curare non soltanto il sintomo, ma la malattia intesa come sofferenza di tutta la persona umana e per questo mi sono avvicinato e in parte esercitato le cosiddette medicine alternative o non convenzionali (agopuntura, omeopatia, antroposofia), tutto questo ha influenzato non poco la mia opera. L’arte è per me anch’essa uno strumento terapeutico: è terapia per me quando creo sculture perché mi fa viaggiare in altre dimensioni, facendomi conoscere parti di me che erano nascoste aiutandomi così a superare i miei conflitti e le mie contraddizioni. Ma è anche terapia per tutti. Le sculture e tutte le opere d’arte (quando lo sono veramente) smettono di essere dell’autore, una volta esposte hanno una vita a sé e chi sa ascoltare facendo silenzio dentro di sé, senza elucubrazioni intellettuali, riesce ad ascoltare quella voce liberante che aiuta la conoscenza di se stessi.

L’approccio all’arte durante il periodo pandemico è cambiato?
Non saprei. Dipende dalla sensibilità di ognuno. Ho visto comunque cambiare molto le persone. L’epidemia ha come “scoperchiato le pentole” ha cioè fatto capire come per molti la paura della morte è più forte del senso che dobbiamo dare alla vita e alla morte stessa ed è denominatore comune sia in chi non ha voluto vaccinarsi sia in chi si è vaccinato.
Contemplare la bellezza e con essa l’arte potrebbe aiutarci a dare un senso più profondo alla nostra vita ma mi accorgo che sono pochi quelli che ci riescono.

Quali i prossimi impegni artistici?
Continuo nelle mostre collettive e spero che le proposte che mi hanno fatto di mostre personali si possano realizzare. Mi piacerebbe che ogni artista venga cercato ed accettato per quello che è e non solo per un fatto di mercato.

Artista autodidatta, si avvicina alla scultura sin da giovanissimo. Ne apprende tecniche e segreti, fino a farla diventare la sua passione. I suoi lavori sono opere uniche, grazie ad una originale tecnica di lavorazione che utilizza il fil di ferro zincato come armatura su cui modella forme di stagno-piombo lavorato manualmente con saldatore elettrico (utilizza anche rame, zinco, ottone, terra cotta, vetroresina e materiale di riciclo).

Fuoriuscita 2013, filo di rame, fil di ferro zincato, lamiera zincata, cm 140xh150

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