Proclamato dal pubblico vincitore al Mantova ARTEXPO svoltasi dal 8 al 16 Giugno scorso presso il Museo Diocesano Francesco Gonzaga, l’artista conferma il successo ottenuto negli ultimi anni. Nato a Verona, ama sintetizzare il suo percorso artistico nel seguente modo / Prima foto scattata per gioco: 1972 con La Rolleiflex di famiglia. Ricevette da bambino gli imprint che tutt’ora lo caratterizzano: l’orgogliosa precisione della nonna austriaca, la gioviale allegria della vita pugliese, la creatività della madre veronese e la capacità di cogliere il bello in ogni dove, tipica della zia altoatesina che lo formò col suo dolcissimo esempio / Prima foto scattata per lavoro: 1991 con Nikon F3 ereditata. Sebbene sia stato spesso costretto a fotografare le cerimonie di amici e parenti, (e per cataloghi e siti delle aziende nelle quali ha lavorato), McMuller ha scattato principalmente per diletto fino al 2011 / Prima foto artistica scattata: dopo il Maggio 2012. Alla mostra genovese “Da Gauguin a van Gogh”, Andreas rimane folgorato da un quadro fuori tema (ma originale) di Monet, che gli palesa quanto una immagine ben fatta possa colpire emotivamente l’animo umano. Questo episodio alza vertiginosamente l’asticella per McMuller e causa tanto l’insoddisfazione per gli scatti finora realizzati quanto l’avvio del suo percorso artistico. È un viaggio perpetuo che Andreas percorre con la gioiosa, sconfinata curiosità del suo bambino interiore e con la sistematica dedizione dell’adulto, ma soprattutto è un viaggio fatto di studio, di ricerca e di sperimentazione, a seguito del quale ha realizzato opere di rilievo artistico e tecnico sempre crescente. Le fotografie presentate da Andreas McMuller propongono inquadrature di efficace intuizione simbolica, soggetti emblematicamente rappresentativi del sentimento del caduco e dell’effimero, metafore di stati d’animo e segnali dell’incertezza del vivere. La tecnica elaborata dall’artista, permette all’osservatore un dettaglio di realtà avvolto in un’atmosfera magica e sospesa; di renderlo partecipe della propria sensibilità, capace di esaltare con grande lirismo le fragili cose del quotidiano.

Il contrasto dei toni e degli effetti di luce e ombra, evocano un mondo dai contorni netti, coinvolgente e silenzioso, trasposizione di un dialogo intimo tra l’artista e la materia del suo operare.

Monna Sara, scatto digitale (Roma 2016) stampata su canvas antichizzato, cm 100×70 (2018)